Varese 5-2-2021
«Un’azione che ci fa ben sperare, unitamente ad alcune aperture del CTS, che ha condiviso di valutare in modo differente i diversi profili di rischio all’interno del variegato settore della ristorazione, ma che ancora non è sufficiente – afferma il Direttore di Confesercenti -. Da tempo auspichiamo un cambio di rotta e abbiamo avanzato proposte che ci sembrano ragionevolmente percorribili al netto del rispetto di tutte le misure di contenimento dell’epidemia.
Il comparto degli esercizi pubblici è in ginocchio dopo avere subito decisioni ingiuste. Una categoria prima additata come fonte unica di contagio e poi demonizzata. Imprenditori che si sono sacrificati per il bene comune, ma che ora rischiano il tracollo.
Per questo chiediamo una pronta risposta da parte del Governo alle nostre legittime richieste e a quelle della Regione».
Non basta quanto richiesto da Regione: «Va bene l’estensione dell’apertura alle 22 e anche oltre, come da sempre abbiamo chiesto a gran voce, ma accanto a questa ci devono essere altre tre contromisure: in zona arancione le attività devono essere messe nelle condizioni di lavorare durante le ore diurne e deve essere reintrodotta la vendita d’asporto anche per i bar senza cucina dopo le 18.00; mentre chi svolge attività di mensa aziendale deve potere offrire il proprio servizio non solo ai dipendenti di ditte convenzionate, ma anche a liberi professionisti e lavoratori autonomi, che per tipologia di occupazione si spostano e hanno necessità di punti di ristoro.
Serve fare presto: questi nuovi criteri segnano sì finalmente un cambio di prospettiva, ma devono essere messi in pratica attraverso un nuovo immediato Dpcm per consentire di riprendere a lavorare con continuità e in piena sicurezza».