Il FAI – Fondo Ambiente Italiano presenta dal 12 giugno 2015 al 28 febbraio 2016 “Natura naturans. Roxy Paine e Meg Webster (Opere dal 1982 al 2015)” a Villa e Collezione Panza a Varese, una mostra che intende riflettere, in concomitanza con l’esposizione universale di Milano “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, sul tema della natura come generatrice e fonte di vita.
I due artisti, seppur con modalità differenti, mettono in evidenza, in maniera inedita, la forza creatrice primaria della natura e la contraddizione che nasce nella società contemporanea dallo sfruttamento inconsapevole di tali energie da parte dell’uomo. Roxy Paine lavora seguendo il principio della mimesi con l’impiego di materiali sintetici di provenienza industriale, colonizzando gli ambienti con opere che riproducono fedelmente fiori, piante e funghi, Meg Webster invece, declina questa stessa tematica realizzando veri e propri monumenti dedicati alla terra, sorgente instancabile di vita.
Venti installazioni realizzate tra il 1982 e il 2015 allestite lungo un articolato percorso che si snoda negli spazi interni ed esterni in un dialogo che mette in sintonia natura, architettura e le opere della Collezione permanente di Villa Panza. Alcuni lavori sono stati appositamente costruiti in Villa, in diretta simbiosi con gli spazi esistenti, mentre altri provengono da istituzioni internazionali come il Solomon R. Guggenheim Museum ed il Whitney Museum of American Art di New York, l’Israel Museum di Gerusalemme e il De Pont Museum in Olanda e altri ancora da collezioni private e dalla Panza Collection Archive di Mendrisio.
Il lavoro dell’artista newyorkese Roxy Paine nasce dall’interazione tra natura, uomo e tecnologia: al centro della sua ricerca si collocano le relazioni fra la creatività umana, la crescita naturale e la produzione industriale. A Villa Panza espone alcuni lavori della serie Replicant, opere realizzate a mano dall’artista con resine sintetiche, lacche, polimeri e vernici industriali che riproducono alghe, funghi velenosi, muffe e fiori, disposte nello spazio in veri e propri “campi”, come l’artista stesso ama definirli, sia in orizzontale, sul pavimento, che in verticale, sulle pareti. Tra le opere in mostra “Amanita Virosa Wall” del 2001, proveniente dal Whitney Museum di New York e “Crop” del 1997-98 dall’Holland De Pont Museuum. Considerati da una prospettiva attinente alla storia dell’arte questi lavori riportano alla mente opere dei process artists come Robert Morris e Barry Le Va, ma, per contrasto, il pubblico potrà percepire i funghi sul muro in modo più astratto, vedendo in loro motivi di riferimento e densità che potrebbero essere messi in relazione con gli overall drip painting di Jackson Pollock.
Meg Webster lavora anche con elementi provenienti dalla natura come vetro, acciaio, rame, cibo, acqua, sale, ma è la terra, intesa nella sua accezione più primordiale, nella sua semplicità e bellezza la sua materia d’eccellenza e d’ispirazione. Artista californiana, ma newyorkese d’adozione, è presente nella Collezione permanente del museo varesino, in una delle Scuderie, con l’opera “Slipped Cone with Flat Top” del 1993 e installata da Giuseppe Panza che ha definito così il suo lavoro: “… I suoi tumuli non fanno pensare al sepolcro e alla morte, ma alla nostra madre, alla natura che ci nutre con i suoi frutti (…). È un omaggio alla sua silenziosa e umile presenza. Esiste da sempre. Dimentichiamo la sua importanza, senza di lei non potremmo vivere (…) Usare la terra per fare arte, è un evento unico, non ricordo qualcosa di simile avvenuto in passato”.
Le sue opere seppur vicine alla Land Art sono spesso inserite in ambienti interni, dentro stanze o città, nel centro della vita artificiale, lontano dalla natura e questo rende ancora più forte il loro messaggio proprio perché in opposizione all’ambiente in cui sono collocati. In occasione di “Natura naturans” l’artista ha realizzato, appositamente per gli spazi della Villa, alcune delle sue opere più importanti tra cui “Stick Spiral” del 1996, il cui progetto è di proprietà del Solomon R. Guggenheim Museum di New York e “Mother Mound” del 1990, di proprietà del Panza Collection Archive di Mendrisio.
La mostra è a cura di Anna Bernardini, direttore di Villa e Collezione Panza e Angela Vettese, critico d’arte. Il catalogo è edito da Silvana Editoriale.
Durante il periodo della mostra sono previste attività collaterali dedicate a famiglie e bambini, visite speciali e attività didattiche per le scuole.
Il progetto espositivo è reso possibile grazie a JTI (Japan Tobacco International), partner istituzionale di Villa e Collezione Panza, con cui la Fondazione ha avviato una collaborazione pluriennale volta a valorizzare e promuovere le attività culturali di questo straordinario Bene, assicurandone l’accessibilità a un pubblico ampio e diversificato.
Orari: tutti i giorni, tranne i lunedì non festivi, dalle 10 alle 18.
Ingresso: Adulti 12,50 euro (martedì e mercoledì ridotto 10 euro); Iscritti FAI e Bambini (4-14 anni) 6 euro; Studenti (fino a 26 anni) 8 euro giorni feriali e 10 euro sabato, domenica e festivi; Famiglia (2 adulti + 2 bambini) 30 euro
Meg Webster
Nata a San Francisco nel 1944
Ha frequentato per i suoi studi il BFA Old Dominion University in Virginia nel 1976 e poi nel 1983 l’MFA Yale University in Connecticut.
Le sue opere, che spaziano da sculture e installazioni a lavori su carta, abbracciano inizialmente il movimento della Land Art, focalizzandosi dopo sul rapporto con la natura, incorporando elementi provenienti come pietra, terra e cenere. Tra il 2000 e il 2010 Meg Webster crea installazioni interattive in cui lo spettatore sperimenta l’opera costruita attorno ad un “ecosistema” che lo porta a contemplare il proprio rapporto sia con l’ambiente artificiale creato dentro allo spazio espositivo che con quello naturale al di fuori. Le sue installazioni sono spesso su larga scala e coinvolgono interamente quattro sensi, vista, olfatto, tatto e udito.
Meg Webster ha esposto in numerose gallerie d’arte come Mattress Factory, Pittsburgh, Pennsylvania (1984) e musei quali Milwaukee Art Museum (1990), Brooklyn Museum (1992); P.S.1 Contemporary Art Center, Queens, New York (1998). Più recentemente anche al Hudson River Park, New York, e Devin Borden Hiram Butler Gallery, Houston, Texas (nel 2010).
Ha inoltre partecipato a mostre collettive quali: Biennale di Venezia (1988), Whitney Biennial, Whitney Museum of American Art, New York (1989), The Material Imagination, Guggenheim Museum SoHo, New York (1995) e al Contemporary Art di Boston.
Attualmente vive e lavora a New York.
Roxy Paine
Nato a New York nel 1966
Ha studiato al Pratt Institute di New York e al College di Santa Fe nel New Mexico. Nel 1997 ha ottenuto il Trustees Award per artisti emergenti dell’Aldrich Museum of Contemporary Art di Ridgefield, Connecticut e nel 2006 ha ricevuto il premio John Simon Guggenheim Memorial Foundation Fellowship.
Le sue opere sono state esposte in alcuni dei musei più importanti tra cui: Metropolitan Museum of Art, Whitney Museum of American Art e Madison Square Park a New York; Israel Museum di Gerusalemme; Schirn Kunsthalle di Francoforte; Museum of Contemporary Art di Denver; Fondazione Beyeler di Basilea; Albright Knox Art Gallery di Buffalo e al Museum of Contemporary Art di San Francisco.
Attualmente vive e lavora a New York.