Se ti capita di fare una passeggiata o una gita in bicicletta sulla ciclopedonale intorno al lago di Varese, all’altezza di Cazzago Brabbia, puoi ammirare tre piccoli edifici a pianta circolare costruiti in pietra, ricoperti da tetti conici in beole, simili a dei trulli. Queste costruzioni, note in dialetto come “giazzér”, risalgono al Settecento, e furono edificate per volontà del Duca Giulio Pompeo Litta.
Le ghiacciaie emergono dal terreno solo per consentire l’ingresso, ma sono profonde dieci metri dal piano di calpestio. Erano utilizzate come frigoriferi ante litteram per conservare il pesce. In inverno, quando la temperatura scendeva sotto lo zero, le lastre di ghiaccio che si formavano sulla superficie del lago di Varese (all’epoca, il lago ghiacciava totalmente) venivano prelevate con l’utilizzo di speciali uncini, tagliate con la scure, e trasportate sino alle ghiacciaie, avvolte nelle coperte, tramite barche e carri. Le lastre di ghiaccio venivano depositate sul fondo dell’impianto conico, e alternate a pula di riso. In queste condizioni ambientali, il ghiaccio poteva durare sino ad un anno. Qui veniva conservato il pesce del lago di Varese.
Dai documenti dell’epoca emerge come il lago di Varese fosse così pescoso che venivano venduti ogni settimana quintali di pesce nelle principali città della Lombardia, del vicino Piemonte e addirittura in Francia. Con l’avvento delle moderne tecnologie, le ghiacciaie hanno perso l’originaria funzione d’uso, ma sono state riscoperte negli anni Ottanta del secolo scorso e restaurate di recente. Oggi sono visitabili a titolo gratuito.
Simbolo dell’antico splendore del lago di Varese, e di un ecosistema equilibrato, e pieno di vita.
A cura di BP, una milanese a Varese
Se desideri pernottare a Varese ti suggeriamo