In provincia di Varese è un vero e proprio must: nel periodo natalizio non c’è pasticceria o panificio che non venda i caratteristici cammelli di pasta sfoglia. Fuori dal varesotto però è un dolce pressoché sconosciuto. Cerchiamo di capire come mai evocare proprio i cammelli a Varese, luogo ove i cammelli non hanno mai messo piede.

La tradizione narra che il dolce di sfoglia a forma di cammello sia stato pensato in onore del mezzo di locomozione che i Re Magi utilizzarono per rendere omaggio a Gesù Bambino seguendo la stella cometa.

Gaspare, Melchiorre e Baldassarre giunsero alla grotta proprio il sei gennaio.

Perché la tradizione dei Re Magi si è sviluppata qui a Varese?

Nel IV secolo le reliquie dei Re Magi furono trasportate da Eustorgio, l’allora vescovo di Milano, da Costantinopoli sino alla città di Milano, all’interno di un grande e pesante sarcofago, e furono custodite nella basilica di Sant’Eustorgio. Qui rimasero sino al 1162, quando Federico detto il ”Barbarossa” saccheggiò Milano e rubò le sacre reliquie, per donarle al suo amico e consigliere, l’arcivescovo di Colonia. Fu così che il pesante sarcofago affrontò un lungo viaggio via terra che durò ben due anni: la loro destinazione era il duomo della città tedesca, e la rotta scelta passava dalla città di Varese.

Questo episodio leggendario colpì la fantasia di un pasticcere del varesotto che, nella metà del secolo scorso, forse per offrire una versione nobile di un dolce locale popolare di frolla o di pane, avviò l’ormai tradizionale preparazione di un dolce di pasta sfoglia a forma di cammello, evocando l’animale che nei presepi è cavalcato, appunto, dai Re Magi.

Da allora, nei giorni che precedono l’Epifania, le pasticcerie e i panifici di Varese e dintorni si riempiono di fragranti cammelli di pasta sfoglia. Vuoti, oppure ripieni di panna, o crema. Una gioia di abbondanza nelle vetrine e sui banconi, una vera prelibatezza per il palato. Provare per credere.

Auguri a tutti.

A cura di Barbara Pigoli, una milanese a Varese

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