“Signorina, permette un ballo?”
lei lo osserva, concede un veloce sguardo alla mamma che l’ha accompagnata al Palace a danzare… quell’attimo di esitazione che appartiene solo alle grandi donne, e, come se stesse ascoltando se l’orchestra suona una canzone di suo gusto… “Si grazie, con piacere”.
Siamo negli anni sessanta del secolo scorso nella sala da ballo dell’Hotel Palace, e la signorina è la mia mamma. La guerra ha spazzato la funicolare e il vecchio Kursaal, ma il Grand Hotel Palace svetta ancora maestoso e imponente sulla sommità di colle Campigli.
La vista sul lago di Varese e sulla catena del Monte Rosa è portentosa. Opera della Società dei Grandi Alberghi Varesini e del Comitato Varesino dell’Associazione Nazionale per il Movimento dei Forestieri (voluta da Giolitti per favorire le iniziative turistiche), fu progettato nel 1911 dall’architetto Giuseppe Sommaruga, il massimo esponente del liberty a Milano.
Complice il clima ottimista del periodo “giolittiano”, il grande complesso turistico venne costruito in soli due anni. Comprendeva un teatro, un tiro al piattello, vari impianti sportivi alla moda, il Palace Hotel e una funicolare.
Anche grazie al Kursaal, Varese entrerà a pieno titolo nei grandi circuiti del turismo internazionale.
Da Milano e dintorni, in un’ora di treno i ricchi facoltosi venivano a Varese per respirare aria buona e sentirsi parte di un’élite privilegiata.
urante la seconda guerra mondiale il Grand Hotel venne trasformato in un ricovero per i feriti di guerra, e nel 1944 l’intero complesso fu pesantemente danneggiato dai bombardamenti degli alleati.
Oggi resta solo il Grand Hotel, unico nel suo genere, ancora funzionante e bellissimo, con le sue linee curve e sinuose, tratto inconfondibile del liberty varesino.
A cura di BP, una milanese a Varese
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